
“Basta un grazie, detto con il cuore, per farmi dare il massimo. Ogni volta.”
Aldo Biancaniello ha solo 19 anni, ma ha già capito una cosa che per molti richiede una vita intera: il volontariato non è solo un atto di generosità, è un percorso che ti cambia dentro. Studia Scienze Motorie all’Università di Salerno, ma appena può torna a casa, a Mercogliano, per dedicarsi alla Caritas di Avellino, dove da un anno è volontario nel settore della distribuzione alimentare.
Il suo primo contatto con questo mondo non è stato casuale: è nato in famiglia.
“Mia nonna fa la cuoca alla mensa della Caritas come volontaria da 17 anni. Da piccolo mi portava con sé, ed è lì che ho cominciato a conoscere quell’ambiente, a respirarne i valori, senza nemmeno rendermene conto.”
All’inizio non è stato facile. Gli impegni, il contatto con le persone, la responsabilità: tutto nuovo. Ma al suo fianco c’era Giovanni Troise, un volontario esperto che lo ha preso per mano e gli ha trasmesso la passione e la cura per ogni singolo gesto.
“Giovanni è stato una guida. Mi ha aiutato tanto. Grazie a lui, oggi vengo qui con il sorriso.”
La giornata di Aldo alla Caritas di Avellino segue un ritmo ben preciso. Lui si occupa della distribuzione dei pacchi alimentari che avviene una volta al mese, in date stabilite.
Gli utenti vengono chiamati secondo un calendario organizzato e ricevono quanto spetta in base al numero dei componenti del nucleo familiare. Ma dietro quella macchina apparentemente burocratica, c’è tanta umanità.
“Cerchiamo sempre di adattare il pacco alle reali esigenze delle famiglie. Se ci sono bambini, mettiamo da parte pannolini o prodotti più adatti a loro. A volte, anche solo una piccola attenzione può fare la differenza.”
Oltre agli alimenti, la Caritas fornisce vestiti e biancheria in buono stato, raccolti con attenzione e rispetto. Aldo è molto sensibile su questo punto.
“Capita che qualcuno pensi che si tratti di raccolta di materiali consunti. Ma non deve essere così. Gli abiti da donare devono essere in buono stato e selezionati con cura, perché chi li riceve è una persona, proprio come noi. E ha diritto a sentirsi rispettato”.
Nel suo racconto, emerge forte anche una riflessione sul mondo giovanile e sui pregiudizi che spesso lo attraversano.
“Molti giovani oggi sono portati a giudicare dall’apparenza. Ci si fa un’idea di chi sta dall’altra parte senza conoscere la sua storia. Ma quando cominci a fare volontariato, non puoi più chiudere gli occhi. Incontri la realtà, e quella realtà ti costringe a rivedere tutto.”
A volte, racconta timidamente Aldo, qualcuno prova ad aprirsi un varco attraverso la sensibilità legata alla sua giovane età, magari provando ad ottenere qualcosa oltre quanto stabilito. Aldo vacilla. Ma bastano pochi secondi per rimettere tutto al proprio posto. E’ sufficiente una parola, un gesto.
“Quando una persona ti guarda negli occhi e ti dice grazie, con sincerità, tutto il resto svanisce. Quel grazie ti entra dentro e ti dà la forza di tornare, di continuare a dare il massimo.”